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TIRO al BARATTOLO

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Nel Circo gli animali sono amati

CECINA. «Si fa un gran parlare del circo e degli animali, spesso per punto preso e senza conoscere la realtà dal di dentro. Arriva un circo a Cecina e contemporaneamente si muove da tutt’Italia un tam-tam di proteste. I circhi in Italia sono circa 130 - mediamente ogni dieci giorni cambiano piazza ed ogni volta la stessa storia dalle stesse persone che così appaiono moltiplicate, sui siti internet sono pubblicati i facsimile di protesta e gli indirizzi a cui inviare. In più di trent’anni di rapporto col mondo del circo mi sono fatto un po’ di esperienza anche in questo ambito». Comincia così la lettera al Tirreno di don Luciano Cantini in difesa del circo.
Il prete on the road. Il prete clown, il prete amico del circo e dei circensi, che ha trascorso buona parte della sua vita pastorale nelle roulotte e sotto i tendoni degli “artisti di strada”, si schiera infatti dalla parte del circo Orfei, che sta facendo tappa a Cecina.
Don Luciano risponde agli animalisti, che hanno accusato l’amministrazione comunale di tollerare spettacoli con animali, ignorando sensibilità e normative, che impongono certi requisiti di spazi e di trattamento. Ha compiuto da poco 63 anni, il “prete clown”. Livornese, è stato parroco a Santa Croce, a Rosignano Solvay, una ventina d’anni fa.
La prima moschea. Fu allora che decise di mettere a disposizione il vecchio capannone, usato prima della costruzione della chiesa, per l’allestimento di una moschea. La prima nella provincia. Ma per più di 30 anni è stato soprattutto il prete dei circhi. «Ho sempre amato il circo - dice - fin da quando ero bambino». E così la missione on the road, fra tende e roulotte, gli è diventata familiare. Fino a vestire i panni del clown. Con il circo di Amedeo Orfei (quello fermo adesso a Cecina) ha intessuto rapporti di amicizia. «Ho celebrato matrimoni e battesimi», racconta. È stato lui a celebrare le nozze della stessa Arianna Orfei, una delle figlie di Amedeo, che dopo la morte del padre dirige il circo con i fratelli e la mamma Carmen.
Una passione infantile. Negli ultimi cinque anni, prima di tornare nella sua Livorno - ora è in attesa di occuparsi di una nuova parrocchia - don Luciano ha rivestito il ruolo di direttore dell’Ufficio nazionale pastorale per i fieranti e i circensi, un organismo della Conferenza episcopale italiana che si rivolge proprio a questi artisti “nomadi”. In Italia di preti globetrotter come lui ce ne sono solo cinque o sei.
Don Luciano sulla sua trentennale esperienza circense sta preparando anche un libro. Di cui ha buttato giù alcuni capitoli fitti di ricordi (che si possono già leggere sul suo sito internet: www.lucianocantini.it).
«Perché dico no». Storie, facce, persone. Don Luciano va controcorrente e difende non solo il circo ma anche l’uso degli animali. «Non si può parlare di circo - dice - e non toccare l’argomento “animali”. Il circo moderno nasce come equestre legato a filo stretto al mondo animale. Alcuni circensi nel tentativo di correre dietro a quella che sembra essere la filosofia dominante tenderebbero a togliere gli animali dal circo per trasformarlo in circo acrobatico, visti anche i problemi che le amministrazioni frappongono al loro lavoro; poi scoprono irrimediabilmente, salvo pochissime eccezioni, che il pubblico cerca gli animali nel circo».
«Il circo senza animali...» Perché tutto questo? «Le motivazioni potrebbero essere tante - prosegue don Cantini - e prima fra tutte la curiosità di vedere animali mai visti, o comunque che non fanno parte del nostro habitat, ma per questo non sono bastanti gli zoo? Io credo che ciò che attrae lo spettatore - bambino ed adulto - è l’interazione tra l’uomo e l’animale». Ma quello che più interessa a don Luciano, al di là dello spettacolo, è «la vita della gente del circo, uomini, donne e bambini: forse qui ho visto qualcosa di eccezionale normalità. Per addestrare gli animali ci vuole una vocazione davvero particolare perché gli animali fagocitano la vita dell’uomo e chiedono una dedizione sovrumana che solo una passione sfegatata può permettere. Ecco perché quando i circensi vengono additati come maltrattatori o delinquenti rimangono basiti».
David e l’amore per i cavalli. «Potrei parlare di David che quando era ancora in braccio a suo papà riusciva a mangiare soltanto se lo si portava in stalla. Allora guardando il cavallino ed il lama qualche boccone mandava giù, pensavano che da grande sarebbe diventato ammaestratore ma adesso è un bravo trapezista. Lo zio, invece è diventato un bravo addestratore di cavalli, quando era più giovane tornando in licenza dal servizio militare andò prima ad abbracciare i suoi cavalli e poi la mamma.
«Sono tanti gli episodi a cui ho assistito che col tempo mi hanno aiutato a capire che i circensi amano gli animali, li coccolano, li curano. Forse perché il mistero di tale rapporti trascende spesso ogni razionalità. Sono tre gli aspetti dell’addomesticamento che in un circo si verificano. C’è una forma di addomesticamento dell’uomo nei confronti degli animali che è abbastanza evidente; c’è anche una forma di addomesticamento tra animali di razza e specie diverse che si istaura in stalla; meno chiaro ma non meno evidente è l’addomesticamento, il fascino che gli animali esercitano sull’uomo».
La tigre innamorata. «Tempo fa - racconta ancora don Luciano - ero andato a trovare un circo che aveva in compagnia un addestratore di tigri portoghese. Mi avvicinai, in mano aveva un bastoncino per porgere il boccone di carne, nell’altra un frustino, quello che si usa per i cavalli, niente forchino, nessun ferro, nessuna difesa. Aveva una pazienza infinita per cercare di convincere una tigre a poggiare le zampe anteriori su un piccolo sgabello. Un leggero tocco di frusta, maneggiata con maestria, sul sedere e il boccone sotto il naso, una voce energica o suadente secondo i momenti, e poi tante carezze. Quando, finito l’addestramento, lo incontrai con un tigrotto di sei mesi che portava in giro al guinzaglio, gli chiesi se le tigri avevano un punto particolarmente sensibile alle carezze, mi rispose: “Quando una tigre è innamorata di te gli piace essere accarezzata dappertutto”».

MARIA MEINI


da Il Tirreno (Cronaca di Cecina) 10.07.2011

 

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